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28 febbraio 2018 Federica Pacilio0

Attirare, convertire, mantenere nel tempo; sentiamo sempre più parlare di funnel e di fidelizzazione, ma quali sono gli strumenti imprescindibili per una strategia di successo?

Come sempre quando si parla di marketing digitale non ci sono verità assolute, ma studio, studio e ancora studio. Ho deciso di parlarvi dei contenuti video e di quanto siano utili per raccontare una realtà, un prodotto, una storia. Esplosi in una manciata di anni, a braccetto con l’evoluzione del mobile e del suo “rapporto con gli utenti”, sono sicuramente più coinvolgenti, creano più engagement, portano traffico al sito. Come tutti i tasselli di un progetto che abbia un obiettivo specifico (vendite, personal branding, review, ecc.) richiede un accurato piano editoriale e l’approfondimento delle tendenze, che cambiano di continuo.

Prima il 360°, poi i live streaming sui social, nuove tecniche, nuove tecnologie, unico scopo: restituire a chi scopre la nostra azienda/prodotto un’immagine che rispetti quanto vogliamo comunicare.

Quanto è importante scegliere i video per la propria strategia di marketing?

Il video marketing genera valore, soprattutto sui social, tutti, registrando numeri impressionanti, con più del 90% delle visualizzazioni provenienti da mobile (Facebook, Instagram stories e Youtube soprattutto), ma anche Twitter e Linkedin, completamente esclusi da questo tipo di comunicazione fino a pochi anni fa.

I video convertono

Su questo siamo tutti d’accordo; una landing page contenente video induce più facilmente l’utente a eseguire un’azione, a lasciare i propri dati, ad approfondire il prodotto sul sito web. Dati interessanti provengono anche da studi sull’e-commerce, nei quali cominciano ad apparire video che parlino dei prodotti, che spieghino come utilizzarli, che mostrino come sono stati realizzati. Risultato?

La maggior parte degli utenti che “atterra” sul video del prodotto di suo interesse, lo acquista: è immediato, più gradito di un lungo spiegone, ma attenzione: i video non sostituiscono alcun elemento delle nostre strategie, le completano. Per questo non determinano alcun valore aggiunto se non supportati da un solido impianto strategico, come spesso accade.

Molte aziende cominciano a investire nel video content marketing, ma non è semplice.

Come ogni strategia di inbound marketing necessita di punti chiave per evitare dispendio di energie, non solo economiche, e diciamocelo, brutte figure.

No ai video amatoriali

A meno che non si tratti di blogger, a prescindere dal settore, per conquistare i nostri clienti dobbiamo investire in qualità e professionalità. Pertanto i nostri video devono avere un editing studiato minuziosamente e prima di cominciare a girare, col giusto tono di voce (imprescindibile per colpire il proprio target) e una perfetta risoluzione. Per questo motivo non so fino a che punto sia utile allo scopo girare video col cellulare, rischiando di danneggiare l’immagine aziendale o comunque di creare pessimi video.

Dobbiamo produrre contenuti unici, ma diversi a seconda della distribuzione

Come ho già anticipato, quello dei video è un mondo magmatico, in continuo movimento, per questo a seconda delle tendenze del momento e dei canali che decidiamo di adottare per la nostra strategia, utilizziamo una tipologia di video.

È necessario ricorrere tutte le forme di video esistenti? No, molte aziende utilizzano solo video sul prodotto/servizio e istituzionali, per mostrare ai clienti vision ed expertise, senza ricorrere a dirette o stories. Non dobbiamo essere ovunque a tutti i costi, ma nel posto giusto, proprio come nella vita reale.

Ragione per cui, in mancanza di risorse imprescindibili per coinvolgere professionisti e produrre contenuti mirati per completare la nostra strategia di inbound marketing, è più indicato rimandare questo tipo di relazione con i potenziali clienti e non presentare loro un’immagine non adeguata dell’azienda.

Per raccontare la tua storia indossa il content migliore

Proprio così, un team di content marketing specializzato, un calendario editoriale, l’analisi costante dei risultati, lo studio dei canali da preferire, una giusta programmazione. Sono i passaggi obbligatori per regalare agli utenti un’esperienza interessante, per farli viaggiare tra i segreti e le curiosità del tuo brand, per fare in modo che scelgano te.

Fatte queste premesse, siamo ancora convinti che brandire il cellulare sia sufficiente?

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19 febbraio 2018 Marilena D'Ambro0

Scrivere un post sul blog per rispondere a una domanda, a un bisogno delle persone che si muovono su Google in cerca di risposte. Questo è uno degli elementi fondamentali per mettere in atto una buona strategia di inbound marketing. Ma creare un contenuto denso di informazioni utili e di valore non basta.

Devi attirare l’attenzione dei tuoi dei potenziali clienti. In questo quadro diventa decisivo scrivere un titolo efficace. Creare un headline di successo riuscirà a calamitare lo sguardo dei lettori che sceglieranno te senza riserve.

Prima di darti buone idee per i titoli ricorda che questa stringa di testo va inserita su WordPress e va ottimizzata in ottica SEO on page per favorire il posizionamento in serp. L’headline corrisponde all’H1 e deve contenere la parola chiave principale che, di solito, racchiude l’argomento principe del tuo articolo.

Il plugin SEO by Yoast ti aiuterà a definire questo micro contenuto. Come avrai notato, scrivere un titolo efficace per il web è un’arte che mescola analisi e creatività. Una volta che avrai creato questa sinergia, il lettore sarà tuo. Adesso vediamo qualche consiglio per scrivere un titolo efficace.

Un titolo efficace deve fare la differenza

Riuscire a scrivere un titolo efficace vuol dire realizzare un’opera d’arte unica nel suo genere. Sì, il tuo titolo deve differenziarsi e lo deve fare nel modo giusto, rispecchiando l’argomento di cui vuoi parlare, evitando di conformarsi e senza comunicare false promesse per ottenere click a tutti i costi.

La cosa peggiore che tu possa fare e ingannare i lettori che si aspettano un certo tema e, invece, trovano tutt’altro. Oppure argomenti poco approfonditi. Proseguire su questa strada significa tradire la fiducia del pubblico e perderlo per sempre.

In altre parole, puoi creare un titolo persuasivo ma assicurati che sia sincero. D’altro canto, Le persone sul web sono affamate di verità e sono stanche di inciampare in mediocri mistificazioni. Diamo un’occhiata ad alcuni esempi di titoli accattivanti.

Ancora una cosa: assicurati che la creazione della headline non superi le 10 parole, mantieniti entro 7-8 termini.

Sfrutta i numeri

Per scrivere un titolo efficace sfrutta l’uso dei numeri. Le persone amano i numeri perché rassicurano, danno l’idea che la lettura non impieghi molto tempo e sono facili da ricordare. In più, danno una sensazione di chiarezza e ordine perché l’utente si aspetterà di consultare una lista puntata. In pratica, trasmetti autorevolezza perché riesci anche a quantificare i consigli da dare al lettore. Ecco qualche esempio:

5 consigli per non essere bocciati oppure 6 modi per citare articoli di giornali

Hai notato? Questi titoli indicano dei suggerimenti per ottenere benefici, e, soprattutto, puntano al principio di scarsità. Ovvero fanno leva sulla paura delle persone che temono di perdersi un articolo utile per cambiare una certa condizione. Risultato: gli studenti preoccupati cliccheranno sul post nella speranza di trovare informazioni per superare l’anno scolastico.

Ti svelo un segreto sull’uso dei numeri nei titoli: secondo il Content Marketing Istitute, le headline che contengono numeri dispari hanno una percentuale di click del 20% superiore ai numeri pari. La ragione di questo comportamento non è ancora chiara.

Scrivere un titolo efficace con creatività

Il titolo che spiega come come fare qualcosa

Quando decidi di scrivere un titolo efficace per il tuo articolo puoi scegliere la formula del titolo How To, intramontabile e sempre ben accetta per capire come svolgere determinate operazioni o per avere successo in situazioni specifiche.

Perchè questi titoli sono così amati? La risposta è semplice: ti indicano gli step necessari per risolvere un problema o per migliorare alcuni aspetti della tua vita o del lavoro. E non è, forse, uno dei desideri più forti dell’essere umano tendere al miglioramento?

Quando realizzi questi micro contenuti metti in evidenza il vantaggio che otterrà l’individuo, leggendo il tuo contenuto. La capacità di rassicurare è un fattore chiave per determinare un titolo efficace. E nella seconda parte della stringa di testo puoi inserire un aggettivo positivo. Ti lascio dei modelli:

Come (fare a) scrivere una call to action che converte o Come (fare a) dimagrire e rimettersi in forma. Oppure Come (fare a) trovare un buon lavoro e guadagnare di più

Poi, ci sono i titoli senza Come fare a… che sono perfetti per raccontare storie particolari, fuori dall’ordinario. Per il lettore sono delle sfide in cui trovare conferme. Di cosa sto parlando? Dai uno sguardo a questi esempi di titoli ad effetto:

Come ho vissuto a New York con pochi soldi al mese o Come ho guadagnato il primo milione di euro

Combinazione domanda-risposta

Per scrivere titoli efficaci combina domande e risposte. Hai capito bene. Solleva un dubbio e dai una risposta. Perchè usare questo modello? Stimoli la curiosità, individuando una domanda e ti poni come soluzione. Guarda l’esempio:

Perchè devi migliorare la leggibilità di un testo online? Ecco 5 motivazioni imperdibili. Hai visto? Ho inserito l’aggettivo numerale per circoscrivere il tema e dare qualche dettaglio in più.

Usa l’imperativo

Un altro dei modi per creare titoli che attirano l’attenzione è usare il verbo all’imperativo per esprimere un comando. Così incentivi le persone a compiere un’azione. Queste soluzioni dicono al lettore cosa deve fare in maniera precisa e diretta, sottolineando i privilegi che derivano dall’interazione:

Smetti di avere paura e apri un blog per trovare nuovi clienti

Come scrivere un titolo efficace: la tua esperienza

Questi sono solo alcuni consigli per scrivere un titolo efficace per il tuo articolo. Creare questa stringa di testo richiede equilibrio, fantasia e ragionamento. D’altro canto, l’interesse che si nutre verso determinate headline è un fatto istintivo. Il tuo compito è quello di trovare le combinazioni migliori per creare titoli efficaci. Per questo motivo non smettere mai di testare per valutare l’impatto sui tuoi lettori.Ora mi piacerebbe ascoltare la tua opinione. Tu come ti muovi per creare un titolo di successo?

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12 febbraio 2018 Francesca Sollo0

Le storie di Instagram sono il trend del momento, se si parla di content marketing. Come hanno cambiato il modo di comunicare online?

Quando si parla di narrazione, spesso si utilizza la metafora “…come se fossero legate ad un doppio filo” e tu sei lì, che immagini sognante lui e lei uniti da questo nastro rosso meravigliosamente avvolto alle loro anime, leggero, quasi evanescente ma forte. Insomma, lo immagini come un amore a doppio senso. Uno alimenta l’altro. Ecco, è la metafora perfetta per parlare delle Instagram Stories.

Instagram stories: che cosa sono e, soprattutto, servono davvero?

Non starò qui a farti una lezione tecnica sulle storie di Instagram, non mi piace e non ti sarebbe per nulla utile. La più grande lezione che puoi imparare è quella del fare e, con Instagram, questo è più vero che mai. Scatto dopo scatto, puoi trovare il tuo modo di comunicare online attraverso il visual storytelling: tutti i manuali sono (quasi) inutili, a meno che non si parli di qualcosa che sia relativo ai principi di base della fotografia – validi anche per chi scatta con il cellulare – o di scrittura creativa. Tutto il resto, diciamolo, è abbastanza inutile se non hai un obiettivo chiaro per la tua comunicazione.

Torniamo alle storie di Instagram, però. Quando sono nate e a cosa servono?

Dopo il boom di Snapchat tra millennians e nonne che volevano sapere costantemente se il nipote mangiasse abbastanza, Instagram è stato spinto, senza nemmeno troppo rumore da parte degli utenti, a implementare la funzionalità delle stories nell’agosto del 2016, insieme al lancio della sua versione Instagram 9.0 che squarcia il velo di Maya sulla vita degli instagramers e dando un motivo in più alle persone per stare sul cellulare dalla mattina alla sera a guardare quanto cresce la pancia della Ferragni minuto dopo minuto o la gravidanza in diretta di Clio MakeUp (che tutti abbiamo seguito, anche tu che ti nascondi dietro la capretta di Heidi).

Le stories sono una funzionalità di Instagram che ti permette di condividere un’immagine o un video che verrà automaticamente cancellato dopo 24 ore. Uh, una notifica: “A Snapchat piace questo elemento”. Andiamo oltre, è meglio.

La domanda da un milione e mezzo di dollari del Monopoli versione Napoli è “ma le storie di Instragram a cosa servono”? Panico, paura, panico, paura: esattamente come tutti gli altri tipi di post di uno qualunque di tutti i social a cui il tuo cervello riesce a pensare, a tutto e a nulla!

Se nella tua comunicazione gli obiettivi sono chiari tutto è più facile (cosa vuoi ottenere dalle stories di Instagram: visibilità perché hai un bar fighissimo e vuoi farti vedere mentre prepari cocktail azzurro unicorno o rosa salmone, ops gold rose; contatti perché vendi un servizio che solo una blogger su due in America già fa acquistare ai suoi fan e quindi anche tu come lei altrimenti “chiudo tutto e vado a fare la commessa”; vendite dirette se sei qualcuno che utilizza l’hashtag #fattoconilcuore e non sei un cardiochirurgo).

Quando scegli un canale di comunicazione, devi essere sicuro del risultato che vuoi raggiungere. Un milione di vendite in 8 giorni non sono un obiettivo ma un sogno ad occhi aperti, 1000 iscritti al tuo canale Instagram in 3 mesi… si può fare, vediamo. Insomma, come dicono i migliori life coach del momento – ciao Monty! – esci dalla tua zona di comfort  ed inizia a pubblicare su Instagram. Ok, tutto quello che vuoi ma ci sono anche le stories: le uso, non le uso. Che famo?

Instagram stories: quando la narrazione si sdoppia

Ogni post è un parto: la luce è quella giusta? I capelli sono a posto? Mo’ quale filtro uso?! Calmiamoci: se anche tu appartieni al club del “Il giro di Instagram in 80 storie” allora sei di quel team che ha deciso di puntare sulle storie come ulteriore (!) canale di comunicazione. Ci sono delle domande che dovresti porti prima di lanciarti in monologhi e strani boomerang in quella parte ancora poco compresa di Instagram.

Facciamo assolutamente un passo indietro, ti va? Non cominciare con i “ma come, perché, ma io già pubblico, ho la mia visione”: con me non attaccano. Dopotutto nel digitale, come nella vita, ci vuole strategia. Anche con Instagram e con le sue storie.

Strategicamente, infatti, Instagram ti regala un nuovo canale di comunicazione attraverso cui distribuire i tuoi contenuti. Se ben sfruttate, le storie possono farti acquisire nuovi follower interessati al tuo business e a quello che pubblichi, autorevolezza rispetto ad un argomento specifico, possono essere uno strumenti di narrazione (visuaale, ovviamente) davvero potente per la tua storia.

Hai già una strategia per i tuoi contenuti? Si tratta di una narrazione verticale o orizzontale? Ti spiego meglio!

La narrazione di un social network- di qualunque tipo, ma quella visuale im particolare – può essere verticale (ovvero “scorro il feed da dall’alto verso il basso e trovo i contenuti che mi interessano tra i post pubblicati”) oppure orizzontale (“scorro i contenuti da sinistra verso destra e skippo quello che non mi interessa”). Instagram, con l’introduzione delle stories, ha attivato per la prima volta in un social una narrazione doppia: non due piani narrativi separati che si intrecciano una a supporto dell’altra (faccio l’imprenditrice e contestualmente arricchisco la mia presenza online con le mie passioni di cui ti racconto su un altro canale o in una storia subordinata utilizzando la medesima piattaforma).

Quando utilizzi una narrazione verticale con un doppio livello narrativo l’effetto che ottieni è quello di movimento: la tua storia non è (mai) ferma, fissata in un punto. Il tuo racconto online cambia a seconda delle tue “inclunazioni” (ti come ti serve che muti, in sostanza) e della tua strategia. Può contenere quindi più livelli narrativi, l’importante è stare attenti a non sovrapporli. Un livello può supportare l’altro, si intrecciano ma non devono mai collimare. Terminerebbe in malo modo la storia stessa, con un collasso da pronto soccorso!

La narrazione verticale è quella che, su Instagram, corrisponde al newsfeed risultante dalle nostre pubblicazioni quotidiane, per intenderci.

La narrazione orizzontale, invece, è quella che riguarda il nuovo livello introdotto da Instagram prima e da Facebook poi (sì, lo sappiamo: Snapchat sta ancora aspettando di avere una reazione per il disagio che zio Mark gli ha procurando con questo copia-incolla della funzione che, però, ha funzionato uno su due!).

Su Facebook non ha funzionato, su Instagram è diventato il nuovo nero. Perché? Su Instagram la narrazione, con l’introduzione delle storie, si sdoppia!

Instagram stories: narrazione che?

Su Facebook questo tipo di narrazione “ad x” (verticale ed orizzontale, con due flussi narrativi completamente indipendenti l’uno dall’altro) non ha funzionato perché la tipologia di contenuti pubblicati nel newsfeed è troppo diversa tra di loro. Mi spiego meglio: su Facebook le storie sono tutte della stessa tipologia (foto, video) mentre i contenuti pubblicati sui nostri profili sono di tantissimi tipi diversi. Su Instagram, invece, questo nuovo modo di raccontarsi funziona: video e foto per le stories, video e foto per il feed perchè la tipologia di contenuto è la stessa, ci siamo già abituati da utenti e da narratori. La differenza sta nel formato e nel linguaggio dei due feed. Quello del feed è sempre lo stesso: cambia la visualizzazione dei messaggi, viene aggiunta la geolocalizzazione e una caption più lunga, ma alla fine il canale è sempre lo stesso. L’innovazione delle storie ed il segreto del loro successo è che il linguaggio ed il formato delle storie stesso è nuovo: è “ricco” di strumenti narrativi come le gif, hashtag, geolocalizzazione, stickers, font diversi. Le dimensioni stesse del contenuto sono nuove.

Tutto qua: per avere successo su Instagram devi imparare a raccontarti come se fossi su due social diversi, due piattaforme con contenuti, formati, linguaggi ed obiettivi differenti ma che devono (necessariamente) andare nella stessa direzione!

Ti spiego: devi essere in grado di raccontare la tua storia (o quella del tuo business, fai tu) da due angolazioni completamente differenti attraverso il tuo account e attraverso le tue storie.

Facciamo un esempio, così magari è più chiaro.

Sul mio account pubblicherò video e fotografie più curate, con uno stile fotografico ben definito, con appuntamenti fissi e con contenuti che rimandano a specifiche call to action (acquista, ho scritto un nuovo post, iscriviti alla newsletter, sto passando un momento felice piuttosto che triste, ho una bella novità per te). Nelle tue storie, invece, il racconto si fa più intimo: durano 24 ore, passano subito. Qui dovresti raccontare del tuo quotidiano, dare appuntamenti con contenuti dove ci metti veramente la faccia, con uno stile che coinvolge tutte le possibilità linguistiche che ti regala Instagram (gif, font e stickers). Con le storie puoi portare l’utente direttamente nel tuo mondo. Non sottovalutare mai questo aspetto.

Instagram stories: creare storie di successo

Non ti darò suggerimenti sulle migliori app da utilizzare per creare delle fantastiche storie su Instagram. Le lascio per un altro appuntamento, magari. Voglio darti solo dei suggerimenti strategici per rendere le tue storie interessanti e coinvolgenti per i tuoi utenti e che ti faccia divertire produrre. Se ti annoi, annoi. C’è poco da fare!

Il detto di Confucio “fai quello che ami e non lavorerai un solo giorno nella tua vita” nel marketing è un po’ come il “segua quel taxi” nei film, Mai come questa volta, seguiamo la via della saggezza. Se sei stimolato a creare delle storie e a condividere aspetti del tuo business (e quindi della tua storia) che non ti saresti mai aspettato.

Che cosa ti serve, allora, per coinvolgere le persone nella narrazione orizzontale delle tue storie e restare efficace nei tuoi post account? Semplice; devi creare relazioni attraverso uno stile (autentico, non unico) mostrando quello che sai fare, le tue competenze.

Ti faccio un esempio: se mi occupo di alimentazione – facciamo finta che sia una coach – la mia strategia sul canale Instagram potrebbe prevedere dei post (account) che mostrano ricette, valori nutrizionali, strumenti del mestiere, letture consigliate che anticipino i miei contenuti free se ti iscrivi alla mia newsletter o se segui il mio blog (crea delle relazioni). Per creare questi contenuti potrei utilizzare delle immagini in cui si vede spesso il mio bigliettino da visita o il mio sito, potrei utilizzare i colori pantone della mia palette colori pantone e così via (attraverso il tuo stile) che mostrano ciò che sai fare (mostra le tue competenze).

Dall’altro lato, per quanto riguarda le storie, potrei utilizzarle per fare delle mini-clip in cui spiego alcuni aspetti del mio lavoro con delle domande dei miei follower (crea delle relazioni) mantenendo il linguaggio coerente con il tuo stile – colori dei font, tipologia di gif e sticker che hanno a che fare con il cibo, in questo caso – e mostrando, rispondendo agli utenti, le tue competenze in materia.

Questo, ovviamente, non prescinde che le stesse regole puoi applicarle a delle integrazioni della tua strategia su Instagram che si sdoppia: puoi creare degli appuntamenti con le parole (come fa Tinatelli con il suo #vocealleparole), puoi creare hashtag collaborativi (gli esempi che amo di più sono gli account di ZuccaViolina, Socialmediabiondina, ZeldaWasAWriter o, ancora, quelli di BambiniconlaValigia). E ancora, puoi creare degli appuntamenti – anche se questo richiede avere un account business instagram con un tasso di interesse ed interazione davvero alto – per delle storie in diretta e dialogare con i tuoi utenti come fa Enrica Crivello.

Instagram stories: una checklist per conquistare il web

Cos’hanno in comune tutti gli account che ti ho elencato poco fa? I loro account vertono su tre concetti;: relazione, stile e competenze declinati nelle due prospettive della narrazione, verticale ed orizzontale.

Quali sono gli insegnamenti biblici che possiamo rubare da questi esempi? Ecco quello che volevi dopo tutto il super pippone della narrazione:

  • Resta umano: una storia non deve essere perfetta, devo potermi riconoscere in essa
  • Svelati: non correggere i difetti, usali per brillare
  • Relazionati: non tenere le cose per te ma condividile con i tuoi utenti
  • Resta professionale: non perdere di vista la tua qualità e la tua etica lavorativa, la tua professionalità e ciò che sei
  • Diventa riconoscibile: energia e brio ma fermezza e rispetto per se stessi
  • Non sovrapporre i livelli narrativi, fidati
  • Fai sentire importanti le persone che acquistano i tuoi servizi
  • «usa» le tue passioni, relazioni e sentimenti per farti conoscere così come sei
  • Crea un tuo stile e racconta le tue competenze
  • Mostra le tue passioni, il tuo lavoro, chi sei veramente.

Così come ogni sera, aspettavi impaziente la favola della buonanotte i tuoi utenti dovrebbero aspettare quotidianamente le tue storie! Non hai più scuse! La creazione della tua impalcatura strategica devi crearla sulle esigenze specifiche del contesto in cui si muove il tuo utente e la tua rete. Questa è la vera innovazione del content marketing: individua il bisogno, soddisfalo con il tuo tocco personale (e con valore reale) ed il tuo utente sarà felice!  

Ora puoi commentare con tutte le “parolacce” che desideri!

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7 febbraio 2018 Anna Ventrella0

“Una landing page è una pagina pensata con accuratezza, strutturata e disegnata in ogni dettaglio con un unico obiettivo: convincere l’utente ad agire subito e generare un risultato”, così la definisce nella prefazione del libro Francesco Tinti.

L’importanza di creare una landing page efficace sta crescendo sempre di più nel settore del web marketing dal momento che gli addetti ai lavori stanno ponendo un’attenzione sempre maggiore all’ottenimento di conversioni, ovvero azioni che l’utente svolge sul sito come ad esempio richiedere un preventivo, iscriversi a una newsletter o comprare un prodotto online.

Ho deciso quindi di apprendere in profondità cosa significasse idearne una realmente efficace, perché mi sono resa conto che non basta solo avere la passione per la scrittura ma sono necessarie ottime conoscenze dei principi di vendita.

Una landing page efficace funziona se rispetta 3 fattori

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La landing page dà la possibilità all’utente, di scegliere, esattamente, il servizio o prodotto che gli occorre proprio in quel momento. Sono tre i fattori che rendono una landing page efficace ed efficiente:

  • La capacità di vendere; Deve essere in grado di intercettare un problema o un bisogno;
  • La capacità di creare il bisogno o necessità nell’utente; Deve riuscire a convincere l’utente che la nostra soluzione è migliore a tutte le alternative;
  • La capacità di rendere il tuo servizio o prodotto l’unico che l’utente desideri acquistare. Deve convincere l’utente ad agire subito, evitando che “rimandi” l’acquisto o la richiesta di preventivo.

Di seguito la mia intervista a Luca Orlandini, tra i massimi esperti italiani di Landing Page, autore per Hoepli del bestseller: “Landing Page Efficace”.

1. Perché l’argomento landing page è importante per chi si occupa di web marketing?

Perché, a differenza di molti anni fa, le aziende non vogliono più una semplice presenza ma risultati e con le strategie che si utilizzano abitualmente ottenerli è costoso e rischioso.

Ad esempio è opinione comune che per ottenere risultati sia fondamentale prima impostare la strategia e poi le singole azioni tattiche, fino al raggiungimento del proprio obiettivo, ma questo modo di procedere è profondamente sbagliato se ci riferiamo a PMI o Micro-imprese che hanno bisogno di rientrare velocemente del loro investimento.

Perché?

Perché per verificare la correttezza della strategia devo:

  • Definire i possibili obiettivi della strategia di webmarketing;
  • implementare TUTTE le azioni previste e stimare i possibili risultati;
  • aspettare che le mie azioni diano i loro frutti (non sempre sono immediati);
  • raccogliere un numero significativo di dati e quindi tirare le somme;
  • valutare eventuali azioni correttive e ripartire da capo.

Questo modo di procedere è molto dispendioso perché sappiamo bene che fare previsioni e progetti a lungo termine nel web marketing è sempre rischioso e l’attesa genera spesso nei piccoli imprenditori ansia e frustrazione che – purtroppo – finisce spesso per limitare le possibilità di azioni e l’efficacia del marketer.

Quando lavori sulla strategia il controllo è sempre alla fine di tutto il ciclo e di conseguenza correggere il tiro, quando è possibile, è sempre faticoso. Reinvestire nuovamente tempo e denaro in un secondo ciclo quando il primo si è rivelato inefficace richiede un importante salto di fede.

Il metodo OggiVinciTu parte invece dalla concezione che, per ottenere risultati velocemente e in modo misurabile, il percorso deve essere inverso.

Lavorando sulla tattica, il ciclo è molto più veloce

  • Creo (o estraggo) l’elemento differenziante che secondo me motiva alla scelta;
  • Sviluppo UNA singola pagina web che ha come obiettivo la generazione di contatti;
  • Porto immediatamente traffico sulla pagina grazie al ppc, senza aspettare.
  • Nel giro di 1-2 settimane capisco se la strada è giusta o se devo modificare l’elemento differenziante o l’offerta

Verificata questa prima fase, costruisco la strategia aggiungendo di volta in volta altre azioni tattiche coerenti con la comunicazione che ha funzionato.

Come puoi facilmente intuire un ciclo “tattico” è molto più veloce e così i tempi sono più rapidi e i costi per i test risultano inferiori. L’imprenditore vede subito risultati e libera risorse e fiducia per i passi successivi.

Ti hanno detto che non è possibile fare “prove veloci”?

Il metodo OggiVinciTu, descritto in Landing Page Efficace, è la prova del contrario.

Se vuoi “provare se funziona” e “ottenere risultati veloci” questo è l’unico approccio che puoi utilizzare: cominci con una piccola parte, verifichi i risultati che hai ottenuto, continui in quella direzione ampliando il progetto per renderlo sempre più efficace ed efficiente.

Oltre al ciclo più veloce c’è anche un altro importante vantaggio: non bisogna anticipare enormi somme di denaro ma si può lavorare a piccoli step, liberando nuovi fondi mentre si acquisiscono i primi clienti dal web.

2. Quali sono le reali differenze tra una landing page di successo e una fatta male?

Definire il perché una pagina di atterraggio non funziona è più complesso del previsto: in realtà è sufficiente che un solo, singolo fattore non giri nel verso giusto e la landing page non produrrà risultati: spesso mi è capitato di stravolgere i risultati cambiando anche solo una foto o una call to action. È davvero incredibile (e a volte frustrante) se ci penso ma rende il mio lavoro una sfida, ogni giorno.

Riuscire ad immedesimarsi negli utenti del sito è davvero complesso ma quando si riesce a sostituire il piccolo ingranaggio bloccato la soddisfazione di vedere le richieste che cominciano ad arrivare ad ogni ora del giorno e della notte è incredibile.

Il primo obiettivo da raggiungere è meno scontato di quanto si possa pensare:

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Quando il costo sostenuto per la promozione della pagina si sostiene con i clienti che vengono acquisiti tramite la landing page il progetto può considerarsi efficace e si può passare alla fase due dedicata all’efficienza in cui si cerca di ridurre i costi di acquisizione e aumentare i margini.

Se la maggior parte delle aziende cerca di lavorare in economia per ottenere qualche risultato, qui siamo agli opposti. Prima ottengo risultati, poi mi concentro sulla riduzione dei costi.

La strategia è totalmente inutile quindi? No, ma se parliamo di piccole e medie imprese può essere controproducente; per me è semplicemente un filo conduttore che, con coerenza, definisce l’ordine delle tattiche che devono essere implementate per consolidare nel modo più veloce possibile i risultati della prima azione tattica che ha avuto successo.

Devi pensare alla Landing Page e alla pubblicità su Adwords o Facebook come alle fondamenta su cui si costruisce l’intero business online. Se la base non è solida è inutile continuare ad aggiungere piani perché più azioni si sommano più si rischia di far crollare tutto.

3. Quali sono le abilità più importanti da avere per realizzare LPE?

Per realizzare Landing Page Efficaci sono necessarie molte competenze ma ci sono tre abilità fondamentali che devono essere acquisite per ottenere risultati.

  • La capacità di scrivere per coinvolgere e vendere;
  • La capacità (e la possibilità) di intercettare utenti interessati alla nostra offerta;
  • La capacità di selezionare e scegliere solo i progetti e i clienti migliori da seguire.

Quest’ultimo punto può sembrare strano ma è in realtà il più importante: nessuno ha la bacchetta magica e nessun metodo è adatto a promuovere qualsiasi tipo di prodotto o servizio (e se qualcuno ti dice il contrario è un formatore, non un consulente); scegliere progetti validi (e selezionare clienti collaborativi che ti lasciano libertà di azione) è fondamentale.

4. Quali sono i motivi principali per cui una landing page può non funzionare?

Nella mia Landing Page Checklist ho evidenziato oltre 40 punti ma se dobbiamo essere sintetici, possiamo dire che quando una landing page non produce i risultati in genere il problema può risiedere in uno o entrambi questi punti:

  • La prima parte della pagina non riesce a convincere l’utente a proseguire nella lettura, in genere per problemi di frizione con l’annuncio o di coerenza tra l’utente e l’immagine rappresentata;
  • L’offerta non riesce a convincere l’utente ad eseguire subito l’azione di conversione e quindi la richiesta di preventivo o l’acquisto vengono rimandati ad un secondo momento che spesso diventa “mai”.

Utilizzando strumenti come Google Analytics oppure Hotjar è possibile identificare quale area presenta problemi e, di conseguenza, definire le azioni più efficaci per correggerli.

La verità è che è molto complesso capire a priori se il prodotto soddisfa pienamente le esigenze del mercato e le aspettative del target, hai bisogno di fare delle indagini e in tutto questo processo collaborare attivamente con il cliente (che conosce il proprio mercato) è fondamentale.

Per stimare i risultati di una campagna (e la convenienza o meno di seguire un determinato progetto) da circa un anno utilizzo un modello pubblicitario sviluppato negli anni 80 che si chiama FCB Grid.
Il modello tiene in considerazione due fattori:

  1. Il ruolo del prodotto o servizio offerto: questo può essere funzionale (si pone come soluzione ad un problema che qualcuno sente il bisogno di risolvere) o trasformazionale (migliora le condizioni di qualcuno che però non percepisce di avere un problema).
  2. Il livello di coinvolgimento dell’utente: se è interessato ad apprendere informazioni sul prodotto o servizio offerto possiamo utilizzare schemi di comunicazione informativi, se invece il suo livello di coinvolgimento è basso è necessario intraprendere azioni di tipo differente (e la landing page non potrà mai portare buoni risultati).

Per fare un esempio i beni di prima necessità sono funzionali (indispensabili per vivere) ma a basso coinvolgimento (non leggiamo le etichette e scegliamo “a pelle” quali prodotti comprare.

Un’utilitaria, invece, può essere considerata un prodotto funzionale MA ad alto livello di coinvolgimento (perché ci piace informarci bene prima di scegliere) a differenza di una berlina o una sportiva in cui, nuovamente, le informazioni “tecniche” del prodotto svolgono un ruolo marginale rispetto alle emozioni che questo ci provoca.
Comprendere in quali aree la Landing Page è più efficace è fondamentale: non esistono strategie o tattiche valide in ogni contesto e per aiutare i miei lettori ho preparato un apposito webinar proprio su come utilizzare il grid FCB.

5. La landing, secondo te, lavora sull’inconscio o sul conscio dell’utente?

Direi su entrambe: una pagina che funziona deve spiegare le motivazioni per l’acquisto ma soprattutto emozionare perché sono queste ultime a dare la spinta all’azione più forte.

Generalizzando potremmo dire che se l’aspetto razionale svolge un ruolo più importante nella prima parte della pagina (quella in cui l’utente deve capire che è nel posto giusto e deve essere stimolato a continuare la lettura), nella seconda parte della landing page sono le emozioni (positive o negative) a farla da padrone.

Esempio: Vendita di viaggi fly and drive in Sudafrica

Vantaggio principale: i miei clienti amano il Sudafrica, lo hanno vissuto a fondo in ogni suo aspetto e dopo 8 anni di viaggi hanno deciso di trasferirsi nel paese per 6 mesi l’anno.

Nella prima parte della pagina potrei porre l’attenzione sulle enormi possibilità offerte dal paese aggiungendo informazioni specifiche che solo chi lo ha vissuto davvero può avere (faccio percepire, razionalmente, il fatto che lo conoscono).

Nella seconda parte della pagina potrei spiegare che il paese è bello ma complesso e di conseguenza è bene organizzare un viaggio davvero su misura: sarà possibile viaggiare ai propri tempi, visitare solo le cose che interessano davvero e soprattutto essere supportati 24 ore su 24 via whatsapp dall’Italia oltre che dalla squadra di supporto in loco.

Vuoi prenotare con una normale agenzia? Rischi di fare la vacanza di qualcun altro.
Vuoi pensarci un po’ su? Nessun problema ma affrettati, i voli finiscono in fretta, in genere sono al completo già verso marzo.

Devi lavorare sempre su due livelli e sei davvero bravo quando nel corso della pagina riesci a passare più volte dalla stimolazione della parte conscia a quella inconscia e viceversa.

6. In una landing page efficace, quanta parte c’è di tecnica e quanta di emotività?

Se nel risultato finale emotività e razionalità si devono fondere insieme, nel suo sviluppo la parte tecnica e razionale svolge un ruolo decisamente più importante.

C’è poco da essere creativi, lo sviluppo di una landing page efficace segue regole e tempi precisi: esisono dei passaggi da fare che non possono essere sottovalutati.

Nel mio metodo ho identificato 6 fasi principali da sviluppare in sequenza:

  1. Definizione del problema e dei possibili target dell’offerta
  2. Gestione dell’attenzione durante l’atterraggio sulla pagina
  3. Creazione di un interesse progressivo verso la nostra soluzione
  4. Creazione della fiducia nell’utente (in genere tramite i feedback)
  5. Stimolazione all’azione immediata, spesso tramite urgenza e scarsità
  6. Gestione della conversione e di quello che avviene subito dopo

Da quello che ho imparato in questi ultimi 5 anni non puoi uscire da questi binari.

A questo punto dell’intervista ho domandato a Luca, un consiglio per tutti coloro che desiderano specializzarsi nella scrittura delle landing page.

Vi consiglio di studiare a fondo i libri di Copywriting fino al 1950, quindi da Hopkins a Reeves. Fino alla fine della seconda guerra mondiale le persone ancora non erano esposte a così tanti messaggi pubblicitari e la promozione di prodotti e servizi era principalmente informativa.

L’offerta si è poi via via arricchita fino a saturare il mercato la pubblicità si è adattata ai mass media che offrono il loro meglio con tecniche differenti rispetto a quelle dell’hard sell. L’aumento dell’esposizione dei messaggi imponeva messaggi più soft e meno diretti.

In particolare vi consiglio di leggere Cashvertising di Whitman, Adweek di Sugarman e The Copywriter’s Handbook di Robert Bly… ma se volete prendere una strada più breve vi consiglio di seguirmi, leggo molto e spesso condivido nella palestra (link: https://www.offertainvincibile.it/palestra ) o nel gruppo di supporto al libro (link: https://www.facebook.com/groups/offertainvincibile ) i risultati dei miei studi e test.